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Da L’Urlo nr. 6 (Rivista trimestrale d’arte)
www.lurlomagazine.com


LA PITTURA DI STEFANO SCHIAZZA
TRA SOGNO E REALTÀ

di Manuela Valleriani

   
 Nato a Milano nel 1970 ma cresciuto a Pescara, Stefano Schiazza vive e lavora a Brecciarola di Chieti. Solo da otto anni la pittura è diventata la sua professione, sebbene abbia ricevuto un’educazione artistica fin da bambino grazie al nonno, sbalzatore di rame. Dal 2001 partecipa con successo a numerosi concorsi di arte contemporanea ed estemporanea: tra i più recenti, basti citare il premio “Cascella” di Ortona (2006), il premio “d’Annunzio” a Pescara (2006) e il premio “Un volto, un popolo, una storia” di Avezzano (2008).
     Lontana dagli studi accademici e forse per questo ancor più intensa e viva, l’arte di Schiazza nasce direttamente dalla ‘ strada’, a contatto con luoghi e persone, da cui egli ama cogliere - in un processo che è innanzitutto visivo – elementi mai uguali fra loro, che diano poi vita ad una creazione pura e originale attraverso il mezzo pittorico. A questo eclettismo di pensiero corrisponde la scelta di rappresentare sia soggetti tratti dalla natura che ritratti dal vero, resi con una pluralità di tecniche (acrilico, carboncino, olio, acquarello, pigmento puro) che conferiscono alla sua attività un carattere tradizionale e allo stesso tempo aperto a nuove potenzialità espressive. Se infatti si può parlare di ‘echi’ impressionistici per alcune raffigurazioni di ambienti en plein air, la focalizzazione recente sull’uso del pigmento puro in polvere testimonia la volontà e insieme l’esigenza, da parte dell’artista, di superare i confini della pittura figurativa per risalire al concetto di ‘materia prima’ e abbracciare dunque orizzonti ‘altri’, non ancora esplorati. Le opere di Schiazza, prodotte in quello che il pittore definisce il suo LAB (laboratorio), sono dettate da una fantasia che nasce dall’acuta osservazione del reale, trasfigurato sulla tela in un vibrante insieme di luci e colori. Significativi in tal senso sono i vari dipinti raffiguranti luoghi e paesaggi, permeati da un’atmosfera visionaria – quasi onirica - che è tipica della pittura romantica dell’800 (Turner, Friedrich). Qui l’artista crea una luce avvolgente e morbida, che concorre a sfumare l’immagine senza tuttavia annullarne i contorni, per cui la composizione risulta ancora compresa nei limiti della figurazione e delle regole prospettiche.
   Questo aspetto non diminuisce affatto la carica emotiva di tali rappresentazioni, anzi la sottolinea, in un percorso ‘lirico’ che giunge a noi nell’intento di affermare ancora oggi la dimensione ‘sublime’ ed ‘eterna’ dell’opera d’arte.

Ultima mofifica: 08/04/2021
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